venerdì 15 gennaio 2016

Reportage dal Fronte (capitolo 1).

Non ho mai avuto la Sindrome dell'Infermiera, se mai, fra le due, quella di una Lucrezia Borgia a suo agio coi veleni. Non ho alcuna attitudine in campo sanitario, ho solo competenze in biologia molecolare, dovute alla mia laurea in chimica bio-organica. Appena vedo un medico, pur provenendo da una famiglia di ottimi medici, veterinari e scienziati, penso sempre che la sua professione non mi riguardi. Anzi, non mi debba proprio riguardare. Non sopporto, poi, le persone che si fanno continuamente inutili, costose analisi e si crogiolano a parlare dei loro malesseri e snocciolano nomi di patologie, nuove cure all'avanguardia, farmaci mirabolanti. Provo nei loro confronti lo stesso sprezzante disinteresse che riservo a una beghina che, nel buio di una Chiesa,  si lascia scorrere fra le dita esperte i lucidi grani della corona di un rosario. Anzi, quest'ultima rischia di guadagnarsi perfino un po' di simpatia da parte mia, rispetto agli inutili e dannosi ipocondriaci.
Ma quando scocca l'ora, e si palesa il dispaccio dal fronte, è finita: si varca la frontiera della malattia e si entra nelle mura di  Tumortown - rubo al grande giornalista dissacratorio Christopher Hitchens nella cronaca del suo cancro dalle colonne di Vanity Fair 2010-11 -, e da quell'istante, ogni dannata competenza medico-sanitaria s'insidia nel tuo quotidiano. Anzi lo sconquassa come un alito di Spread sui conti pubblici di un Paese indebitato. Lo disintegra come una bomba di un fanatico ad un concerto rock.
Allora, non ti resta che diventare esperto, devi imparare a padroneggiare le flebo e il linguaggio da iniziati, gli acronimi da tecnocrati, il disgusto che ti pervade, perché quel camice bianco ormai ti riguarda: diventa anzi la tua presenza fissa.
Per alcuni il medico è un faro, l'oracolo, per altri un alleato. È lì al tuo fianco contro lo spettro insaziabile che si aggira nel corpo del paziente. E come per lo Spettro aleggiato da Karl Marx nel lontano 1848, il camice bianco ti coinvolge per lanciarsi nella sacra caccia alle streghe contro la malattia del secolo. Lotta con la stessa foga usata da Putin per sradicare l'Isis dalla Siria o il Sultano Erdogan contro i curdi. E tu, che non sei malato, ma solo il familiare di riferimento del paziente, ti ritrovi gettato nella mischia, lì in mezzo, in trincea. A lottare contro fantasmi.
Potresti disertare, delegare, dissimulare. E comunque non potrai più ignorare il Camice Bianco e fingere che non ti riguardi. E, allora, per non affogare in questa guerra persa  - perché sì, ancora oggi nel XXI Secolo, è molto più facile battere l'Isis che sconfiggere un tumore - fai  l'unica cosa che ti ha salvata contro la follia di questo irrazionale mondo: prendere la tastiera e pestarci, con rabbia e quel che ti resta di empatia, le dita sopra. Il reportage dal fronte inizia da qui, ha tutta l'aria cupa di essere la cronaca di un fallimento. Ma ha tutta l'aria di avere anche parentesi esilaranti. Di sicuro, non farò sconti a nessuno.

mercoledì 13 gennaio 2016

Referendum o spallata? Quest'ultima sarà un flop.

Il referendum sull'acqua era un'iniziativa civica che faceva acqua da tutte le parti. Però registrò un vero record di partecipazione: 1 milione e 400 mila firme, quando ne bastavano 500 mila. Infine, divenne, in poche settimane, un referendum pro o contro il governo di MisterB. Tutti gli avversari si coalizzarono. Tutti, nessuno escluso. Era giugno 2011. In poche settimane, l'Italia precipitava nell'incubo dello spread, delle millemila finanziarie di Tremonti - una più surreale dell'altra - fino alla lettera della Bce, alla nomina di Monti a Senatore a vita, prima dell'incarico ufficiale a presidente del Consiglio e tutta la #PorkaTroika che conosciamo bene. Ovviamente, ciò accadeva un'era geologica fa. Da allora, i referendari si sono divisi: prima il flop della lista dell'ex magistrato, poi gli amici di Tsipras hanno racimolato il 4% di voti. È stato asfaltato mezzo PD, l'intera ex classe dirigente di FI è passata all'opposizione e strilla su Twitter contro tutto e tutti (soprattutto contro le "adozioni gay"), il M5S (che aiutò a promuovere quel referendum sull'acqua) si è inQuartato - ps, volevo dire, incartato a Quarto. E la storia non si ripete mai, se non in forma di farsa. Però, la tentazione dell'Ammucchiata Anti, della spallata (finora sono fallite tutte), eccome se è rimasta. Finirà in un flop, però, perché - in fondo - dei senatori non frega (quasi) niente a nessuno. E in tanti sarebbero perfino pronti a scegliere il presidenzialismo, viste le inclinazioni dell'ex presidente Napolitano (ora lo chiamano Emerito come il precedente Papa, il che la dice lunga).

Dunque, la spallata sarà un flop, ma solo se la crescita sarà superiore all'1-1,3%. Se no, sarà la caduta degli Dei.

martedì 12 gennaio 2016

Lagna Continua.

Quarant'anni fa chi governava ha dilapidato un patrimonio, sottraendolo agli eredi. Noi, compreso l'odiato (!) Renzi, siamo gli eredi di un Paese spolpato, disossato in anni di vacche grasse. Questo è il debito pubblico: chi fa debiti "a babbo morto", lascia i figli e nipoti in miseria, senza nulla e per giunta costretti a pagare gli interessi sul debito. Non è "colpa di chi governa" se sanità e scuola stanno in piedi per miracolo, ma di chi ci ha governato per 40-50 anni. Ma gli italiani adorano ricordare solo i "bei tempi", in cui ballavano sulla tolda del Titanic. E non votavano i La Malfa, i Malagodi e coloro che li avvertivano che prima o poi la fattura - salatissima - sarebbe stato presentata, e senza sconti. Ma pare che faccia più chic prendersela con chi andava all'asilo, 40 anni fa. Agli italiani piace ballare sulla tolda del Titanic, lasciando i debiti agli eredi. O crediti inesigibili alle banche. "A babbo morto", l'epitaffio di un Paese, capace solo di sparare a zero su chi governa - o sulle banche, ree di aver concesso prestiti agli "amici degli amici". Mai assumersi responsabilità. Meglio la Lagna Continua, altro che lotta.